Cinquanta Foglie allo Spazio Tadini

Spazio Tadini mercoledì 8 febbraio 2017 alle ore 18.30 Paolo Lagazzi, saggista, scrittore e tra i maggiori esperti di poesia nel panorama letterario nazionale presenta in anteprima assoluta il suo ultimo libro: Cinquanta foglie (五十枚の葉) : Tanka giapponesi e italiani in dialogo – casa editrice Moretti e Vitali (ingresso libero).

L’autore, ispirandosi a quell’antico cerimoniale per cui il tanka era veicolo di messaggi amorosi, o di scambi di pensieri tra amici nel libro raccoglie venticinque tanka giapponesi recenti proposti a venticinque poeti italiani invitandoli a rispondere con un loro tanka. Un vero e proprio dialogo.

LA MOSTRA

La presentazione del libro sarà accompagnata da una mostra di opere di Satoshi Hirose e Daniela Tomerini dall’8 al 19 febbraio

Anch’essa un dialogo tra un artista giapponese e un’artista italiana. Secondo Paolo Lagazzi la libertà intima della poesia è la via più vera per ritrovare ciò che unisce gli uomini, ciò che li fa sentire, anche nei momenti più oscuri della storia, partecipi della stessa magia, dello stesso mistero del mondo.

Alla serata inaugurale, ad ingresso gratuito, parteciperanno, insieme al curatore, Yasuko Tatsumura (traduttrice), Alberto Moro (presidente dell’Associazione Culturale “Giappone in Italia”), i poeti Giancarlo Consonni, Adele Desideri, Umberto Fiori, Tomaso Kemeny e il maestro zen Fausto Taiten Guareschi.

Durante la serata brani di musica giapponese saranno interpretati all’arpa da Floraleda Sacchi.

LA CONFERENZA SULLA POESIA GIAPPONESE

Come appendice di questo evento, sabato 11 febbraio, a partire dalle ore 18, Paolo Lagazzi terrà presso lo Spazio Tadini una conferenza sulla poesia giapponese antica e moderna. (ingresso 5 euro)

Stralcio dal libro Cinquanta foglie: Tanka giapponesi e italiani in dialogo – casa editrice Moretti e Vitali :

“Ciò che più mi affascina del tanka è la plasticità, il carattere
insieme sciolto e concreto, la schietta vocazione metamorfica. Se,
da un lato, ha resistito nei secoli senza modificare il suo impianto
metrico, dall’altro si è dischiuso ai contenuti più disparati, da quelli
tipicamente “cortesi” (l’amore e la natura, le galanterie, i sospiri,
le lacrime, le lune, i fiori di ciliegio, le brezze che increspano i momenti…) fino a quelli peculiari dei tempi moderni (treni, metropoli, luci artificiali, malattie o ansie di nuovo genere…) scivolando in souplesse attraverso le innumerevoli pieghe dell’umana esperienza, nutrendosi di tutto e spostandosi senza tregua verso altre prospettive, occasioni, visioni.
Mentre lo haiku richiede un esercizio tagliente, vertiginoso dello
sguardo che solo, forse, chi si sia nutrito in modo radicale dell’insegnamento zen può liberare dal fondo del suo essere, il tanka si offre alla pratica artigiana dei poeti come uno strumento duttile,
come un oggetto agile e discreto. Rispetto alla brevità lirica, assoluta
e fiammante dello haiku, il tanka porta in sé un germe narrativo o
discorsivo, è sensibile a temi che sono, in nuce, racconti, ma, come
10 un ventaglio aperto e subito richiuso, li contiene in uno stringato e vibrante intarsio contrappuntistico, in un disegno circoscritto, allusivo. Proprio per questa sua natura disponibile al dialogo e insieme protetta dagli dèi della forma, al tanka fu, per molto tempo, affidato il compito di messaggero, di confidente, di postino dell’anima”.

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